Quando ho scoperto di aspettare Sofia sono scoppiata a piangere. Era una mattina di luglio ed il test di gravidanza che avevo in mano diceva che dentro di me c’era qualcuno che cresceva. Sentendomi piangere, mia madre si avvicinò ed io singhiozzante l’abbracciai. Nessun pensiero coerente, solo emozioni, di quelle forti, solo lacrime, solo vita. Chiamai il mio compagno e lo salutai con un “Buongiorno papà”. Sapevo che non avrei avuto nulla da temere, che lui sarebbe stato con noi, ma stavamo ancora elaborando il lutto per la perdita di suo papà ed un po’ avevo timore di comunicargli questa notizia. In pochissimi mesi, malattia e morte ci avevano messo a dura prova come coppia ed i momenti di sfiducia e di crisi non erano mancati.
Per fortuna, quel piccolo puntino luminoso dentro di me iniziò subito a compiere miracoli. Portò sorrisi tra i pianti ed un senso nuovo ad esistenze che si erano in qualche modo congelate nel dolore. Portò di nuovo la voglia di guardare al futuro con speranza e fiducia, con una nuova consapevolezza.
Oggi, Sofia ha quasi tre anni e, guardandola, non vedo solo la mia bambina preziosa. Lei è il simbolo della vita che continua, che lega più generazioni, è il mio passaggio in questo mondo. I nonni ringiovaniscono, i genitori si preoccupano e la ruota della vita gira com’è giusto che sia. Non è sempre facile. Comporta sacrifici, rinunce, scontri, incomprensioni, stanchezza. Ma la ricompensa vale tutto.
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